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Bahrein e il Gran Premio insanguinato

Che la maggior parte dei movimenti di protesta sfruttino la rete per raggiungere la comunità internazionale è noto, ciò che ora è una certezza è che se la mobilitazione è motivata, ben organizzata e portata avanti ad oltranza, il paese rischia l’isolamento. E’ ciò che sta accadendo in Bahrein dove, da più di un anno, alcuni manifestanti, supportati da centinaia di utenti Twitter, protestano contro la violazione dei diritti umani del regime di   tentando di bloccare il Gran Premio di Formula 1, previsto per il 22 aprile. Per Bernard Charles Eccleston, imprenditore britannico che ha trasformato la Formula 1 in un’entità commerciale altamente redditizia e direttore esecutivo della Formula One Management, la gara si svolgerà regolarmente. Stessa considerazione anche per lo sceicco Al-Khalifa, membro del Consiglio Fia e organizzatore del Gp, che ha aggiunto: “Non esistono garanzie assolute, neppure a Silverston”.

Nonostante la volontà del governo di Manama, capitale del Bahrein, di assicurare il corretto svolgimento dell’evento sportivo, i manifestanti hanno giurato che non si fermeranno e che faranno di tutto per impedire il Gp. Qualcosa di definitivo si saprà solo dopo la gara di Shangai, una settimana prima del Gp Bahrein.

In questi ultimi giorni scontri tra studenti sciiti e sunniti hanno avuto luogo proprio davanti all’università di Manama, vicino al circuito Shakir, e alcuni di loro indossavano la maglia della Ferrari. Gli utenti Twitter hanno scelto un hashtag solidale a Abdullhadi Khawaja, un attivista politico dell’opposizione, condannato all’ergastolo per aver tentato di rovesciare il regime. Ed è proprio dal suo account Twitter che è stato lanciato l’hashtag #BloodyF1 e #noF1 e in poche ore è diventato il tag più diffuso tra gli utenti del social network in Bahrein. L’utente @asoolalsayed ha detto: “Non supporto il #bloodyF1 perché manda un messaggio sbagliato. Non è tutto ok in Bahrein e la gente soffre quotidianamente” e ancora @Romi14feb: “non avremo mai abbastanza attenzione dei media e se supportate il Gp state mancando di rispetto ai nostri martiri e ai prigionieri”. Altri utenti hanno postato foto di scontri tra polizia e manifestanti per denunciare gli abusi di violenza da parte delle forze dell’ordine. E’ da quando sono iniziate le proteste contro la monarchia sunnita degli al Khalifa che i manifestanti chiedono la cancellazione dell’evento e già l’anno scorso la gara era stata annullata.

Nonostante le promesse del re di riportare la città alla normalità, la situazione è peggiorata. Gli scontri in Bahrein erano iniziati più di un anno fa e a un’iniziale compattezza con i sunniti nell’invocare riforme politiche, è seguita una connotazione più religiosa della protesta che ha visto in prima linea la comunità sciita, maggioritaria nel paese governato dalla dinastia sunnita al Khalifa. Gli sciiti accusano la casa reale di discriminazione e di voler rovesciare la composizione demografica attraverso la concessione della cittadinanza agli immigrati sunniti.

Barbara Alvino

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