Egitto. In piazza contro la violenza sulle donne
Egitto. In piazza contro la violenza sulle donne
Le egiziane non possono più stare a guardare e con la manifestazione di ieri hanno voluto dire basta alle molestie sessuali sulle donne. Uniti dal grido “quando è troppo, è troppo” i manifestanti sono scesi in piazza perché, hanno detto, “la violenza femminile un problema troppo grande per essere ignorato ed è una piaga sociale”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’aggressione a piazza Tahrir subita da una giornalista Natasha Smith che, giunta nella piazza simbolo della rivoluzione egiziana per prendere parte ai festeggiamenti per il neo-eletto presidente Mohamed Morsi, è stata aggredita e molestata. Aveva denunciato l’accaduto sul suo blog con un post dal titolo ‘Please God. Please make it stop’: “Centinaia di persone mi tiravano da una parte all’altra. Mi graffiavano e mi stringevano il petto e infilavano le loro dita ovunque.. Le donne piangevano e mi dicevano che non era questo l’Egitto, non era questo l’Islam. Le ho rassicurate dicendo loro che amo il loro Paese, la cultura, il popolo e la natura pacifica e moderata dell’Islam..”.
Soltanto a febbraio dell’anno scorso, durante i festeggiamenti per la caduta del presidente Hosni Mubarak, un’altra giornalista, Lara Logan, fu molestata. L’accaduto attirò l’attenzione dei media internazionali e di tutta la blogosfera e -così come avvenuto anche con l’ultima aggressione di Natasha Smith- l’ira di chi combatte ogni giorno per far sì che la propria società islamica si evolva e che non sia sinonimo di arretratezza e di misoginia. Recentemente, proprio una manifestazione organizzata per denunciare il problema degli abusi sulle donne è terminata con un’aggressione di massa ai manifestanti. Secondo alcune ONG che si battono per i diritti umani in Egitto, l’aumento delle molestie sessuali servono da deterrente per intimidire le donne e limitare la loro partecipazione alla vita pubblica.
BA
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Indonesiana omicida giustiziata in Arabia Saudita
(NTNN) – Una donna indonesiana di 54 anni, vittima di abusi, è stata giustiziata in Arabia Saudita dopo aver confessato l’assassinio del suo datore di lavoro. La decapitazione di Ruyati binti Sapubi ha provocato un’ondata di proteste in Indonesia dove i membri del Parlamento hanno chiesto di proibire ai lavoratori indonesiani di espatriare in Medio Oriente.
Secondo il governo indonesiano, l’ambasciatore saudita a Giacarta ha assicurato che un tale incidente non si ripeterà, ma da Riad non è arrivata alcuna dichiarazione ufficiale. Ad aprile l’assoluzione in appello di una donna saudita, colpevole di aver picchiato e torturato una cameriera indonesiana, aveva già scatenano proteste in Indonesia.
Sono almeno 1,5 milioni gli indonesiani che lavorano in Arabia Saudita, molti come camerieri e domestici. (NTNN)
B.A.
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